Teatro

Exiles: Joyce a Roma

Exiles: Joyce a Roma

La vita tormentata e irregolare di Joyce giustifica questa voglia di rappresentazione che però si esprime esplicitamente in un unico testo teatrale, dai contenuti scopertamente autobiografici.

James Joyce è passato alla storia come il grande innovatore del linguaggio della letteratura, frutto del suo genio ma anche delle inquietudini del suo tempo. In tutta la sua opera letteraria, formalmente costituita da romanzi e racconti, traspare un anelito alla rappresentazione, le “epifanie” dei personaggi di “Gente di Dublino” sembrano monologhi teatrali, la tecnica del “flusso di coscienza” rende possibile l’accostamento al linguaggio asemantico della musica. Quando nelle non infrequenti letture pubbliche dell’Ulisse il lettore tende a recitare già dall’inizio i dialoghi serrati e surreali tra Buck Mulligan e Stephen Dedalus, gli ascoltatori hanno l’impressione compiuta di assistere ad un dramma a teatro.

La vita tormentata e irregolare di Joyce giustifica questa voglia di rappresentazione che però si esprime esplicitamente in un unico testo teatrale, Exiles, dai contenuti scopertamente autobiografici. E’ un’opera scarna, con quattro personaggi ambiguamente legati da attrazione, dominio, tradimenti e menzogne.
Richard e Bertha, al ritorno di lui da una permanenza lontano, affrontano il problema del tradimento di lei con Robert, amico da sempre di entrambi. Richard, che peraltro contende a Robert anche le grazie di Beatrice, istitutrice del figlio della coppia, cerca di governare il tradimento diventando regista dell’incontro di Bertha con Robert.

La messa in scena intrigante e raffinata di Gianni Leonetti, in un unico atto, fa risaltare la tensione sadomaso che guida l’azione teatrale. La scenografia di Mauro Banella è una scacchiera con lampi di rosso costituiti da corde tese per sottolineare la tensione drammatica e  la ragnatela  in cui sono prigioniere le pulsioni. A completamento della scenografia  le  suggestive immagini sfumate dell’incubo di Richard, fotografia di Bruno Cascio. Uno spettacolo elegante, rigoroso, curato nei minimi particolari che impreziosiscono la messa in scena.  Ottima la scelta dei brani musicali, suggestivi e raffinati. Gli attori esprimono adeguatamente i personaggi con una recitazione asciutta, essenziale e a  tratti cinematografica. Sottolineiamo la prestazione di Valeria Pistillo, voce potente ed espressiva, nei panni sensuali di Bertha, fedigrafa non pentita.  Francesco Laruffa  è  efficace nel dar vita a Richard, anche se, a tratti, con modalità recitative di antica scuola. Sonia Burgarello è  una Beatrice misteriosa  e affascinante, Andrea Bruno un Robert ambiguo e seduttore.

Il pubblico dello storico teatro Belli in Trastevere ha festeggiato  i protagonisti con lunghi e calorosi applausi.